Se ci guardiamo attorno oggi e ci soffermiamo ad ascoltare ed osservare il mondo che ci circonda, non è difficile rendersi conto del grave stato di disarmonia e fragilità in cui versano gli ecosistemi naturali, dalla piccola alla grande scala. Ci ritroviamo a vivere in ambienti sempre più antropizzati, inquinati, depredati e destabilizzati, con effetti sempre più pervasivi sulle nostre vite e su quei funzionamento dei meccanismi naturali che fino ad ora hanno garantito la sopravvivenza e la riproduzione di tutte le specie sul nostro pianeta, compresa la nostra.
Questo scenario non è causato dalle attività umane in genere ma da un sistema politico, economico e sociale ben preciso, che nell’ultimo secolo ha portato avanti un modello basato sui profitti, sullo sfruttamento indiscriminato della natura e di ogni forma di vita.
Analizzare la stato di salute del pianeta oggi, confrontarsi con il cambiamento climatico e la crisi ecologica, significa necessariamente confrontarsi con il sistema economico dominante, capitalista e neoliberista, che si è tradotto in una profonda mercificazione di tutto l’esistente. Le risorse naturali, le comunità umane, la terra, sono state messe interamente al servizio del denaro, diventando beni di scambio. Questo approccio ci ha portati/e dove siamo ora: sull’orlo della catastrofe ecologica e climatica, che ha portato la comunità scientifica internazionale a parlare di sesta estinzione di massa in riferimento ai ritmi e alla portata dell’estinzione delle specie viventi sul pianeta (sia nel mondo vegetale che animale).
Sono numerosi i settori economici e produttivi che giocano un ruolo centrale nel cambiamento climatico, tra questi, spicca il settore della produzione alimentare, in particolare quello dell’agroindustria globalizzata. Il settore agro-industriale è infatti considerato responsabile per 1/3 delle emissioni che contribuiscono al cambiamento climatico, oltre a essere una delle prime cause di inquinamento dei terreni, delle acque e dell’aria, per via dell’utilizzo di sostanze chimiche nocive quali pesticidi e fertilizzanti chimici.
Queste sostanze sono state introdotte in agricoltura a partire dalla prima guerra mondiale, come frutto delle scoperte legate all’apparato bellico, con un processo di riconversione economica senza precedenti. Molte delle sostanze ora utilizzate in agricoltura vengono dalla riconversione agricola di sostanze sperimentate nei laboratori della Germania Nazista (e non solo). È con la cosiddetta Rivoluzione Verde che con fondi statunitensi (in particolare la Rockefeller e la Ford Foundation) i pesticidi ed i fertilizzanti chimici iniziano ad essere utilizzati, dapprima in Sud America, partendo dal Messico, e poi in India, Vietnam, Thailandia, Pakistan, fino ad arrivare alla loro indiscussa diffusione in tutto il mondo, come ‘magica’ medicina per l’agricoltura globale.
La Rivoluzione Verde non ha solo portato all’introduzione di sostanze chimiche nocive per la prevenzione delle malattie e delle infestazioni, ma ha anche contribuito all’affermazione di un modello agricolo che ha distrutto l’agricoltura tradizionale e contadina per dare spazio alle monocolture, alla produzione su larga scala, alla riduzione della biodiversità e all’omologazione dei sistemi agricoli.
I pesticidi, I fertilizzanti chimici, i fitofarmaci, i semi selezionati per resistere alle sostanze tossiche che vengono applicate sui campi, stanno distruggendo i nostri ecosistemi locali. Inoltre questi componenti chimici si diffondono nell’ambiente (per il cosiddetto effetto deriva), inquinando le falde acquifere e comportando impoverimento e contaminazione dei suoli. Dai campi, queste sostanze entrano poi nella nostra catena alimentare, attraverso i prodotti che consumiamo.
La devastazione ambientale, il cambiamento climatico, l’aumento delle malattie croniche legate all’esposizione alle sostanze tossiche utilizzate in agricoltura, richiedono di iniziare ad organizzarci, informarci e mobilitarci per pretendere costruire una gestione diversa dei nostri territori e delle nostre campagne!
Non si può continuare a produrre il cibo in questo modo.
Le alternative a questo modello agricolo e produttivo esistono e vanno costruite ripristinando i saperi contadini, il rapporto con la terra e promuovendo un’agricoltura sempre più locale e attenta alle relazioni tra ogni elemento in gioco naturale.
Con questa assemblea pubblica intendiamo porre alcune basi teoriche e strumenti per provare a costruire insieme un cammino verso l’agroecologia sul nostro territorio, costruendo nuove relazioni tra le comunità e le realtà di lotta locali e lanciando una campagna condivisa di sensibilizzazione e mobilitazione contro i pesticidi.
Questo percorso nasce dall’iniziativa del nodo fiorentino di Genuino Clandestino (Comunità di resistenza contadina Jerome laronze), assieme al Comitato di Mondeggi Bene Comune Fattoria senza Padroni e il coinvolgimento delle studentesse e gli studenti di Friday For Future Firenze e dei comitati di lotta territoriale (Presidio No Inceneritore No Aeroporto) e speriamo possa arrivare a coinvolgere sempre più realtà.
Stop Pesticidi, Costruiamo insieme il cammino verso l’agroecologia nel nostro territorio!