11 anni è il tempo stimato dagli scienziati per invertire la rotta ed affrontare la più imponente crisi che il pianeta abbia conosciuto, una crisi che si rende ogni giorno più manifesta e che prende la forma degli incendi in Amazzonia ed in Siberia, degli eventi atmosferici anomali, delle migrazioni forzate, della distruzione di interi ecosistemi ed equilibri naturali.
L’emergenza climatica non può essere derubricata ad un semplice surriscaldamento, si tratta di un fenomeno ben più ampio e complesso. Lo scenario che si apre da qui ai prossimi anni è quello di un disastro ambientale senza precedenti, che non concerne solo le variazioni di temperatura, ma anche lo stato in cui versano le risorse naturali primarie da cui dipendiamo: le nostre acque, la nostra terra, la nostra aria, sono sempre più sfruttate ed inquinate.
La contaminazione, la cementificazione, l’edilizia indiscriminata, il continuo assottigliarsi delle aree verdi, l’inarrestabile costruzione di mega industrie e grandi opere, stanno compromettendo in maniera irreversibile la vivibilità dei territori.
In questo contesto, la responsabilità dei governi e delle imprese transnazionali diventa ogni giorno più evidente.
Da decenni agiscono violando non solo gli accordi internazionali su emissioni e inquinamento ma portando avanti un modello economico e sociale basato sulla sottrazione delle risorse alle comunità, sullo sfruttamento della natura e delle persone e su una crescita che guarda sempre al profitto di pochi e mai al benessere del pianeta e di chi lo abita.
Il perdurare di queste dinamiche, ci chiama a rispondere, a scegliere da che parte stare, a prendere posizione, a porre in campo la nostra resistenza ad un sistema che sta portando alla distruzione del pianeta e che come unica risposta alla crisi da esso causata, propone la via falsa ed illusoria della green economy, una mera facciata dietro cui si celano gli interessi economici di sempre.
Le conseguenze di decenni di politiche guidate dai profitti, le viviamo ogni giorno ed è ora di trovare soluzioni concrete a quelli che sono problemi ed emergenze impellenti, che sappiamo non verranno affrontati mai da chi specula sul cambiamento climatico. Ciò non è possibile senza un cambiamento radicale di sistema. Non può esistere un capitalismo ‘verde’. In nessun caso si può avere un modello ecologico se dietro le quinte la logica trainante rimane quella del guadagno e dello sfruttamento.
Finché si continuerà a produrre su larga scala e a puntare tutto su modelli di produzione intensivi e delocalizzati, non si potrà mai parlare di economie “sostenibili”. Uno dei settori produttivi più impattanti sull’ambiente è, tra l’altro, quello che riguarda uno dei nostri bisogni essenziali: il cibo. La grande distribuzione alimentare e l’agroindustria sono responsabili per un terzo delle emissioni che contribuiscono al riscaldamento globale oltre ad essere una delle prime cause di contaminazione delle falde acquifere e del progressivo impoverimento dei terreni.
I pesticidi ed i fertilizzanti chimici utilizzati dall’agricoltura industriale entrano a far parte dei nostri ecosistemi, si diffondono e arrivano dai campi fino alle nostre tavole, attraverso i cibi che consumiamo quotidianamente. Inoltre, la stragrande maggioranza degli alimenti che si trovano sugli scaffali dei supermercati viaggiano per kilometri e kilometri prima di arrivarvi, producendo per il loro trasporto, enormi livelli di emissioni.
Per questo, è centrale promuovere modelli di produzione alimentare naturali e locali, che producano alimenti senza l’utilizzo di sostanze chimiche nocive e senza sfruttamento della terra e di chi la lavora.
Per questo, la lotta per il clima è anche una lotta contadina, e per questo, il 27 Settembre scenderemo ancora una volta nelle strade per il Terzo sciopero globale per il clima.
“I signori e i prìncipi sono l’origine di ogni usura, d’ogni ladrocinio e rapina; essi si appropriano di tutte le creature: dei pesci dell’acqua, degli uccelli dell’aria, degli alberi della terra. E poi fanno divulgare tra i poveri il comandamento di Dio: “Non rubare”. Ma questo non vale per loro. Riducono in miseria tutti gli uomini, pelano e scorticano contadini e artigiani e ogni essere vivente” Thomas Müntzer, 1524
La Comunità di Resistenza Contadina Jerome Laronze e Mondeggi Bene Comune Fattoria senza Padroni