Questo incontro è stato proposto a seguito di questa lettera di 2 apicoltori che tutti gli anni informano e rendono partecipi i propri “clienti” sull’andamento della stagione e le modalità di produzione dell’alimento che acquistano (consumo critico e consapevole):
Buongiorno a tutti e a tutte,
come ormai di consueto vi scriviamo per informarvi e raccontarvi della stagione che abbiamo appena passato e che pian piano stiamo concludendo. Prima di immergerci nella breve cronostoria della stagione volevamo condividere con voi una riflessione.
Se due anni fa si sosteneva che, per gli apicoltori, fosse la stagione più disastrosa degli ultimi trentacinque anni, possiamo affermare che quella che abbiamo appena passato è sicuramente la più preoccupante che si sia mai vista.
Preoccupante perché non solo ci sono state scarsissime produzioni, difficoltà nel riprodurre le famiglie e la ricomparsa di malattie ormai rare quali la peste europea ma anche per l’affermazione di una nuova tendenza , quella di un rapido e inesorabile declino del nostro ecosistema.
Il lavoro dell’apicoltore ha una peculiarità che lo contraddistingue da ogni altra forma di allevamento o coltivazione del settore agricolo. La necessaria collaborazione e sinergia con l’ambiente che lo circonda.
Ci spieghiamo meglio.
Un allevatore* o un coltivatore* in questo contesto climatico bizzarro, ormai è abituato a ricorrere, a pesticidi, serre, diserbanti, capannoni, farmaci, ormoni, veleni, ingenti spese etc. in modo da poter controllare qualsiasi tipo di produzione e garantire sempre il prodotto, ovviamente a discapito di qualità e genuinità degli alimenti e all’impoverimento e avvelenamento della terra.
Con le api questo discorso, per fortuna, non funziona, neanche per le grandi aziende perché non esistono somme di denaro o prodotti chimici che possano simulare una vera produzione di miele o polline (risorse indispensabili per la loro sopravvivenza) quindi per il loro benessere si necessita per forza di un ambiente sano. Altra informazione molto importante è che se le api non riescono a trovare nettare in abbondanza non riescono a produrre cera, elemento fondamentale per la produzione di nuovi favi destinati allo sviluppo della famiglia ,se ciò non avviene la colonia è destinata a collassare.
Perché vi diciamo tutto questo?
Perché sono tre anni che combattiamo con una vera emergenza climatica, inverni sempre più lunghi che ritardano la ripartenza primaverile, con la conseguente fine delle scorte e scarse energie per riprodursi, arrivando così alla morte di molti alveari (stagione 2018).Violenti cambiamenti di temperature a ribasso distruggono i fiori dei raccolti principali (Acacia 2019) con l’ indebolimento delle colonie e il ritardo delle fioriture seguenti (pochissimo millefiori estivo 2019).Siccità che portano le regine a smettere di covare nel momento in cui ne avrebbero più bisogno per assicurarsi la quantità di api per poter passare l’inverno (fine estate 2017).Temperature alte anomale che prosciugano il nettare di fioriture primaverili indebolendone la ripartenza (primavera 2019) infine estati con temperature che superano i 40° che fanno appassire i fiori in breve tempo (poco castagno 2019) e molto altro purtroppo.
Le api sono le impollinatrici di tutta la frutta e la verdura che noi consumiamo ma anche di tantissimi alberi, arbusti e erbacee che contribuiscono al nutrimento di uccelli, insetti e mammiferi selvatici e detto questo è facile pensare come la catena alimentare ne risenta fortemente.
Questi meravigliosi insetti sono il filo diretto tra l’uomo e la salute del mondo che ci circonda e che ci dà la vita. Quello che ci stanno comunicando è che il sistema che abbiamo costruito ci sta distruggendo e se non cominciamo a considerare seriamente la questione presto o tardi saremo destinati a scomparire.
Solitamente non siamo ne pessimisti ne catastrofici ma la situazione che stiamo vivendo ci impone di considerare questi avvenimenti in maniera seria e consapevole. Dobbiamo informarci e confrontarci.
Di seguito vi raccontiamo la stagione che abbiamo appena passato.
Stagione 2019
Febbraio/Marzo: crescita velocissima della famiglie ma caldo anomalo e siccità, fiori poveri di nettare quindi sovrabbondanza di api con troppo poco cibo.1° shock.
Aprile/Maggio: forti piogge e drastico abbassamento delle temperature, fioritura dell’acacia distrutta e il poco raccolto viene rimangiato dalle famiglie per scaldarsi. Sciamatura senza regole, quasi tutte le famiglie sono sciamate lasciando le colonie dimezzate/deboli.2°schock
Giugno/Luglio: i freddi dei mesi precedenti hanno fermato e ritardato le fioriture di ailanto, tiglio, rovo generando così un grande buco tra un raccolto e l’altro. Quando è arrivato hanno stivato tutto dando così all’apicoltore un raccolto scarsissimo. La fioritura del castagno è stata sciupata dalle temperature che superavano i 40°.3°shock
Agosto/settembre: piccoli raccolti per il mantenimento fino a settembre quando è arrivata una delle più belle fioriture di edera degli ultimi anni che aiuta le famiglie a crescere e assicura le scorte per l’inverno. Dando un po’ di miele anche all’apicoltore.
*Si parla di “allevatori” e “coltivatori” intendendo le persone che riforniscono la GDO (grande distribuzione organizzata) e che lavorano secondo i parametri dell’ agroindustria.
Chi sono per noi gli allevatori e coltivatori:
Le persone che sostengono e diffondono le agricolture contadine che tutelano la salute della terra, dell’ambiente e degli esseri viventi, a partire dall’esclusione di fertilizzanti, pesticidi di sintesi, diserbanti e organismi geneticamente modificati; che riducono al minimo l’emissione di gas serra, lo spreco d’acqua
e la produzione di rifiuti
e che eliminano lo sfruttamento della manodopera.