Venerdì 20 dicembre (15:00-20:00)
Piazza Tasso
Per aiutarci come rete di produttrici e produttori abbiamo deciso di proporre,al Mercato Contadino di Piazza Tasso, le arance, clementine e limoni di un caro amico nonché produttore calabrese di Genuino Clandestino.
Condividiamo una parte della sua lettera che ha scritto al movimento per raccontarci cosa sta succedendo nelle sue terre e per coinvolgere coproduttori e coproduttrici:
Vivo nella Piana di Sibari, terra di ndrangheta e di latifondi, svuotata da tsunami migratori e assetata di fondi pubblici. Una terra fertile, dove il profumo di zagara si mescola con l’agricoltura estensiva, produttivistica, essenzialmente monocultivar. Un territorio che, se analizzato attraverso la sua struttura fondiaria, si suddivide principalmente in due modelli: il primo, è rappresentato dagli ex latifondisti, oggi pluripremiati imprenditori/commercianti, innovatori. L’altro, il misero, è composto invece da piccolissimi appezzamenti di terreno (tra cui il mio) dovuti alla riforma agraria del 1950 (Progetto Opera Sila). Una Pianura intera fortemente frammentaria suddivisa in piccoli lotti e tutti a coltivazione di clementine. É l’affermarsi del modello dei “latifondi dei contadini” frutto della modernizzazione e della interdipendenza del piano criminale americano, e della Dc di allora. Un modello che sfrutta braccianti migranti e non, in cambio di elemosine. Un modello che ha piantato il seme della proprietà privata nelle coscienze dei contadini in cambio di un fittizio riscatto sociale ed economico. Parlare oggi di Sud e di agricoltura meridionale significa confrontarsi con questo modello.
Sono anni che subisco e subiamo attentati da parte della “Mafia Agricola”. Incentivata da una PAC che premia solo i grandi proprietari, i fenomeni di vessazione, intimidazioni e di “Guardianìa” (pizzo su i terreni) si è moltiplicata nell’ultimo decennio. Numerosi imprenditori o commercianti agromafiosi premono per accaparrarsi un numero di ettari maggiori. Contratti di affitto, comodati d’uso, sono all’ordine del giorno con l’uscita dei bandi pubblici del PSR. Per esempio, questa estate il patrimonio boschivo Calabrese ha subito un numero devastante di incendi, e casualmente con l’uscita di determinati bandi pubblici che prevedevano il trapianto dei boschi (alcune misure PSR).
Nel 2016, per chi non lo sapesse, anche le mie auto hanno avuto a che fare con il fuoco, per aver pubblicamente denunciato lo stupro del territorio e del paesaggio dove sono cresciuto e dove vivo. In questo ultimo anno gli attentati sono diventati più assidui: danneggiamento a mezzi agricoli, minacce, aggressioni fisiche con pistole in mostra; furto della pecora e avvelenamento delle galline. Tutto documentato; tutto tremendamente insopportabile. Le denunce sono state fatte, ma le vie legali sono lunghe e costose. La frustrazione è tanta, ma nella mia coscienza è caduto un seme che si chiama lotta. E’ chiaro che il loro intento è quello di mandarci via, in modo tale, che i loschi affari possano aumentare. Ma io ho deciso di resistere ancora, nonostante tutto. Il costo sarà alto, lo so, ma parlare di sud e di agricoltura all’interno dei nostri percorsi non può prescindere dal confrontarsi con questi problemi che costantemente sono presenti all’interno dei nostri territori.
Ma cosa hanno in comune le mie storie con Mondeggi, con i no TAP, i no TAV i sem terra, No Borders ecc? Quel trinomio stato-mafia-economia privatista si è ibridato sotto il nome delle politiche neo liberiste e fasciste. Se pur con effetti differenti, e sfumature varie, i mandanti sono sempre gli stessi! Quindi diventa fondamentale individuare dei tratti comuni nelle lotte che stiamo facendo, anche se inseriti, in contesti territoriali differenti. Questa è la vera strategia da utilizzare all’interno delle nostre reti. Una soluzione collettiva a problemi individuali e non viceversa.
Massimo