Sabato 20 maggio 2017 Jérôme Laronze, allevatore di Trivy (dipartimento Saône-et-Loire) è stato ucciso dai gendarmi di Cluny. Era ricercato dall’11 maggio, giorno in cui era fuggito per sottrarsi a un controllo sanitario da parte di funzionari della Direzione Dipartimentale di Protezione delle
Popolazioni (DDPP) scortati da un ingente numero di forze dell’ordine.
Segnalato alle autorità da un abitante del vicino villaggio di Sailly, è stato raggiunto da due militari armati e con giubbotto antiproiettile mentre si era assopito all’interno della sua
automobile: resosi conto della situazione ha cercato di scappare a bordo del veicolo ma è stato abbattuto da tre colpi di arma da fuoco.
Non era il primo controllo che subiva; il 6 giugno 2016 si erano presentati dei funzionari della DDPP per identificare i bovini al pascolo, scortati da una decina di gendarmi armi alla mano, nonostante in precedenza non avesse mai minacciato i funzionari né ostacolato i controlli: le bestie si erano spaventate e secondo la sua testimonianza una ventina di mucche si erano precipitate in un torrente limitrofo, e alcune erano morte. Dettaglio questo, come ha spiegato nella lettera inviata al giornale, che l’aveva profondamente sconvolto; «In seguito mi hanno chiesto di non dire nulla riguardo queste bestie se volevo che il mio dossier risultasse in regola». Sempre nella lettera pubblicata il giorno prima della sua morte, ha denunciato «la iper-amministrazione che non dà nulla agli agricoltori, se non umiliazioni e vessazioni. Essa è utile solo ai commercianti e agli intermediari. Il mio caso è aneddotico ma illustra bene l’iper-regolamentazione che porta alla distruzione dei contadini.»
Vista la situazione alcuni agricoltori e vicini, assieme alla Confédération paysanne locale, si erano organizzati per sostenere Laronze durante i controlli, che in seguito si erano svolti tranquillamente: nulla lasciava presagire che i funzionari si sarebbero ripresentati scortati dai militari. «Quando sono arrivati i controllori assieme a tutta quella gente armata, sono salito sul trattore e ci sono rimasto perché per me era il solo modo per avere diritto di parola. Sono sempre stato
gentile con i controllori, non ho mai mancato di rispetto. Ma quel giorno sono stato preso dalla collera di chi è nel giusto…»
Dichiarazione che stona con quanto dichiarato dalle forze dell’ordine, secondo cui «al volante del suo trattore, cercava di investire i gendarmi, che sono riusciti a evitare l’urto.»
Anche il giorno in cui è stato ucciso la versione dei fatti dei pubblici ufficiali non quadra, dato che la procura di Mâcon sostiene che sarebbe «andato addosso
ai due su una stretta strada sterrata». Ma l’indagine balistica sembra smentire quanto detto, ovvero che i gendarmi avrebbero sparato per legittima difesa, dato
che la traiettoria mostra che i proiettili hanno raggiunto la vettura dalla fiancata e da dietro, oltre al fatto che sono stati sparati un numero eccessivo di colpi.
Jerome aveva 36 anni.
Oggi due inchieste sono aperte:
-una sulle circostanze del decesso di Jerome Laronze
-un’altra sul modo in cui i controlli del DDPP si sono svolti